Ai miei figli - Memorie di giorni passati

di Francesca Girardi


Ai miei figli - Memorie di giorni passati, Pavel A. Florenskij, Mondadori.

 

16-07Chi si appresta ad affrontare la lettura di Pavel Florenskij, si appresta a conoscere uno dei maggiori pensatori del XX secolo. Spinto da una sete di conoscenza mai appagata a sufficienza, anzi alimentata sempre di più, Pavel si rivela nelle sue diverse personalità: matematico, ingegnere, filosofo, teologo... Altissimi livelli ha raggiunto la sua sapienza che non è stata limitata nemmeno dagli anni di prigionia nel gulag delle isole Solovki.

E proprio da qui sono arrivate le sue memorie.

Ai miei figli, memorie di giorni passati significa apprestarsi a evolvere, arricchendo il proprio spirito con concetti pratici quanto profondi.

Questo è il desiderio di Pavel che ci fa dono delle sue parole.

Leggere Florenskij non è solo conoscerne la vita con la sua storia e le sue esperienze. Non è starsene seduti comodi e sbirciare nella sfera privata di un illustre personaggio lasciando che gli occhi seguano riga dopo riga la sua biografia.

Non si può negare la presenza di ritratti paesaggistici, in particolare il Caucaso dove hanno sede i ricordi della quotidianità della famiglia Florenskij, memorie tramandate come da tradizione ai figli … Ma non è solo questo.

È molto di più.

Le lettere scritte alla famiglia nel periodo di prigionia sembrano essere state dettate dall’anima di Pavel e, attraverso la sua mano, sigillate dall’inchiostro per poi essere divulgate.

Traspare la volontà di tramandare ai posteri la sua sapienza e non conservarla gelosamente; la conoscenza è dettata dall’esperienza, dalla curiosità, oltre che dalla rielaborazione dei ricordi di quanto accadeva attorno a lui durante l’infanzia e l’adolescenza che ci dice “…trascorsi in una continua, insaziabile e mai paga contemplazione del mare. Era raro che passasse giorno senza che noi bambini, cioè Ljusja e io, andassimo due o anche tre volte sulla riva del mare. E mai il mare ci veniva a noia. Mai la sensazione che ci dava scivolare sull’anima, ma la penetrava ogni volta con tutto il suo essere” e continua “…Era attraverso il mare che da piccolo mi bevevo dei toni prossimi al verde, azzurognoli e giallastri”. Nulla è lasciato in disparte o al caso, Pavel non tralascia nulla, nemmeno le più semplici e naturali cose. Tutto viene descritto e ogni piccolo elemento non sfugge a momenti di riflessione.

“Ricordare” è un suggerimento che più volte compare nel testo.

I ricordi assumono un’importanza strabiliante e oltre ad essere momenti di un piacevole passato, talvolta diventano punto di partenza del viaggio della conoscenza.

Le lettere affrontano i temi più svariati alla stregua di capitoli di un sussidiario e con questa parola non voglio sminuirne il significato ma far comprendere con quanta sensibilità Pavel si ponga maestro verso tutti coloro che vogliono conoscerlo. Parla di se stesso, della moglie, dei figli e dialoga con loro ma contemporaneamente trasmette dei messaggi che possiamo definire “universali”, utili a tutti. E lo fa in un modo che non risulta distaccato, bensì coinvolgente con il suo pensiero.

Particolare attenzione nella lettura di Florenskij è doverosa proprio per comprendere in toto la moltitudine dei messaggi trasmessi. E quindi ci si può trovare a rileggere attentamente qualche riga per poi acquisirne il più profondo significato. Perché profonda e sensibile era sicuramente anche la sua anima.

Riflette Pavel e lo fa riguardo anche al più semplice e piccolo elemento della vita; per esempio i fiori, descritti nel minimo dettaglio tanto che sembra di avere tra le mani un trattato di botanica ma reso delicato da un non so che di poetico “…ero incantato dalla leggiadria di quei fiori con tre assi simmetrici, una doppia fila di petali di forma diversa e la coroncina sottile e verdognola che, unita al bianco del fiore a agli stami gialli, me li faceva sembrare belli oltre modo…” e poi ancora “…Dall’autunno inoltrato fino agli albori della primavera sulla strada per l’Adžarija trovavamo la rosa di Natale, l’elleboro…

Leggere Florenskij è essere esploratori meravigliandosi delle diverse facce che la vita ci mostra.

Nelle lettere raccolte in Ai miei figli, memorie di giorni passati, Pavel unisce magistralmente concretezza e spiritualità esprimendo tutto il suo essere geniale.

Francesca Girardi -

Mi presento a tutti voi: sono Francesca Girardi e ho 34 anni.

La mia vita è sempre stata colma di cambiamenti: sono nata a Roma dove ho trascorso la maggior parte dell’ infanzia,  poi le vicissitudini della vita mi hanno portato a conoscere  un po’ di Irlanda approfondendo così la conoscenza della lingua inglese per poi arrivare  in Trentino dove il mio cuore ha trovato dimora.

Le novità non mi spaventano e nella vita mi piace esplorare, non dare mai nulla per scontato e andare alla scoperta delle sorprese presenti sulla mia strada.

Laureata in lettere, ho scoperto la passione per la scrittura un po’ per volta. Quando ero piccola il foglio bianco non era proprio il mio compagno preferito ma crescendo e maturando, ho imparato ad amarlo.

Oggi, quando mi ritrovo a scrivere mi sento libera di esprimere le idee, i pensieri e poco importa se scrivo per me o per gli altri: l’importante è tradurre in parole le emozioni.

E la soddisfazione maggiore è quando attraverso le parole, riesco a far emozionare gli altri…

 

Piccoli traguardi raggiunti:

  • Partecipazione alla seconda edizione del concorso letterario Logos, casa editrice Giulio Perrone, con la poesia Condivisione, inserita nell’antologia.
  • Partecipazione alla X edizione Premio Città di Colonna “La Tridacna” con la poesia La sabbia del tempo, inserita nell’antologia.
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