Trasferirsi a Istanbul


A volte si capita in un posto per caso, guidati dal destino. E quel posto  diventa casa nostra. Isadora ora vive nella città turca in cui molti italiano sognano di trasferirsi. ha aperto anche un blog che offre informazioni e consigli utili…

 

Ci siamo conosciute a Istanbul lo scorso novembre. Isadora ha un’aria sbarazzina, con quei guizzi birichini che spesso caratterizzano i toscani. Ma ora la sua città Istanbul. E non intende lasciarla. Per aiutare anche gli altri italiani che decidono di affrontare un trasferimento, ha anche aperto un sito,Vivi Istanbul, che regala orientamenti e consigli utili. Cambiare abitudini non è sempre facile, ma ne vale davvero la pena…

 

 

07-07Cosa significa lasciare l'Italia e andare a vivere all'estero?

 

Per me ha significato abbandonare una dimensione paesana che mi andava molto stretta e aprirmi a culture diverse. L’ho fatto inizialmente concentrandomi sull’imparare bene l’inglese e poi mi sono fatta prendere un po’ la mano e sono finita  a vivere in 3 paesi diversi nel giro di 4 anni.


 

Perché hai scelto Istanbul?

In realtà non avevo mai pensato a Istanbul come una mia meta. Stavo vivendo in Inghilterra ormai da due annetti e volevo lasciare il nord dell’Europa per spingermi sul mediterraneo. È stato poi un mio caro amico (turco) conosciuto a Newcastle che mi ha dato l’idea di provare a venire a Istanbul. Mi ha ospitato per un primo periodo ed è stato subito amore. Ho scoperto che era esattamente ciò che cercavo: un mix di cultura mediterranea, influenze dell’Islam sulla società e la bellezza di una lingua sconosciuta. Per non parlare ovviamente della bellezza della città.


Come donna, pensi sia più difficile trasferirsi in un paese come la Turchia? Sai quanti pregidizi (sbagliati) ci sono! Che problemi hai incontrato?

In realtà per me non è stato assolutamente difficile trasferirmi a Istanbul in quanto donna e in quanto persona. Forse è da attribuire ai miei studi di comunicazione interculturale e la mia sensibilità per la diversità culturale, ma io non noto alcuna pressione su di me. Noto un diverso atteggiamento verso la donna nelle famiglie tradizionali e soprattutto in quelle religiose, ma non è niente che si riversa sul mio modo di vivere. Si tratta solo di delicate regole sociali che posso scegliere o non scegliere di assecondare, essendo straniera.

Non trovo la situazione della donna a Istanbul molto diversa da quella di alcune parti dell’Italia. Ovviamente non posso parlare della Turchia nel suo complesso, perché racchiude realtà troppo diverse tra loro.

Ci sono cose che in certi contesti è meglio non fare: ad esempio è meglio evitare di usare le stesse parolacce usate dagli uomini turchi in quanto ragazza, è sconsigliato parlare di sesso apertamente con i miei amici in presenza del mio ragazzo ed è meglio non fumare sigarette davanti ai genitori dei miei amici, se la famiglia è tradizionale. Questi sono solo esempi e che ovviamente non riguardano tutte le situazioni e tutte le persone, ma che fanno parte della mia esperienza.  In generale direi che sono piuttosto lesta nel capire ciò che è meglio fare e non fare e lo accetto, in quanto  parte del contesto dove io ho scelto di vivere e perciò al quale sono felice di adattarmi.



Come vedi l'Italia, da fuori, oggi? Ti manca qualcosa del nostro paese?

Vedo l’Italia come qualcosa che mi appartiene ancora, ma per poco. Dall’esterno si riesce a vedere le cose in maniera distaccata a volte, però alla fin fine vorrei solo il meglio per il paese dove ancora vivono la mia famiglia e i miei amici e dove credo tornerò un giorno e crescerò i miei figli. Il grande legame verso la mia terra è la lingua. A meno che non si impari una seconda lingua fin da bambini, una lingua straniera rimarrà sempre straniera. Non ne riuscirò mai ad avere piena padronanza e mi manca molto sentirmi al pari di tutti nell’espressione linguistica qua in Turchia. Dell’Italia mi manca la bellezza e la bontà del cibo. Ovviamente la famiglia e gli amici. Consiglierei a tutti di trasferirsi a Istanbul con me!


Che consigli a chi rimane qua e combatte tutti i giorni, in questo paese così lacerato?

Questa è una domanda difficile. Consiglierei prima di tutto lasciare perdere per un po’ i media, le televisioni, i giornali. Non state a sentire le storielle che ci raccontano dei politici, della crisi in Europa e in Italia. Lasciate perdere il loro linguaggio arrugginito e smettetela di fidarvi della loro selezione delle notizie. È anche colpa dei media se questa politica è diventata un teatrino.

Pensate a come portare il vostro contributo. Pensate a creare, ad esprimervi, a collaborare. Dimenticate la depressione e la crisi e fate finta di essere in un paese dove c’è ancora tanto da poter fare. Pensate a creare gli spazi che vi mancano, fare le cose che vi piacciono e iniziate a essere più solidali tra di voi. Ai giovani che sono attivi in politica pregherei di ribellarsi al sistema e di rimanere in politica per interesse verso l’umanità e non verso il potere o l’ideologia. Tutto cambia, è solo questione di tempo. Prima iniziate, prima andremo avanti. Date priorità all’educazione, perché è strumento essenziale dello sviluppo.


Ci racconti la tua vita a Istanbul?

Un via vai di persone, traghetti, cani, gatti, macchine, gabbiani, semafori e chi ne ha più ne metta.

Un giorno qua a Istanbul sembra finire subito: ci sono così tante cose da fare che non rimane che il tempo di chiedersi dove siano andate le ore.  Prima di dormire ti rendi conto di aver camminato chilometri e fatto in su e in giù per la città con qualsiasi mezzo di trasporto possibile. La vita qui è talmente frenetica da essere difficile da riassumere.

Al momento collaboro con una guida turistica alternativa (www.hikeast.com), do lezioni di italiano e seguo il sito che ho aperto insieme ad una mia amica a Marzo per gli italiani che vivono a Istanbul (www.vivistanbul.com)



ll  tuo sito è molto interessante. Come è nata l'idea?

 

È nata mentre ancora stavo in Kenya aspettando di ritrasferirmi a Istanbul dopo un anno di assenza. Mentre ero via, ricevevo molte email di persone che si volevano trasferire a Istanbul e mi chiedevano consigli. Ne parlavo con Cristina, la mia amica italiana che viveva insieme a me a Istanbul, e poi ci siamo dette: perché non proviamo a fare qualcosa per aiutare gli italiani che vogliono trasferirsi a Istanbul? Io ho pensato che era la miglior idea per trovare la forza di tornare e vivere la città in modo diverso.

Quando ho vissuto qua dal 2010 al 2011 ho sentito molto la difficoltà di non trovare gli spazi dove parlare la mia lingua e dove cercare informazioni riguardo alla città nella mia lingua. Adesso che parlo turco, mi chiedo come fanno tutti coloro che arrivano senza parlare una parola. Poi mi rendo conto che anche io ho vissuto tutte queste difficoltà e posso aiutare coloro che si trovano in questa situazione adesso.  Il progetto futuro è di aprire una serie di servizi di traduzione e di mediazione culturale per gli italiani che vivono a Istanbul.

Francesca Pacini - giornalista, art director.

Francesca Pacini è giornalista, art director, docente. Sempre in moto, vive e lavora tra Roma e le Marche, dividendosi fra più contesti, tutti però legati alla parola e all'immagine che a volte la accompagna. Non trova mai pace: il suo motto è "lavori in corso".

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