La felicità delle piccole cose


Caroline Vermalle

Universale Economica Feltrinelli, 2015



“"Le persone non credono più alla loro buona stella, ed è un peccato. Si sbagliano, non c’è dubbio: lei c’è per tutti, bisogna solo prendersi la briga di cercarla. A volte brilla dentro alle piccole cose, cose minuscole. In una presenza, per esempio. Al mondo siamo in sette miliardi, eppure, per una sorta di miracolo, basta una voce, un cuore, un certo modo di vedere le cose per illuminare tutto di colpo."” (cap. 50 pag. 183)


gazzaVi siete mai chiesti che cosa vi rende felici? Non che cosa pensate che dovrebbe rendervi felici, ma ciò che realmente lo fa. Ebbene, se non l'avete ancora fatto, se non avete mai scavato davvero in profondità, prendete un foglio e incollatevi sopra delle foto o dei ritagli di giornale che raffigurino tutto quello che ritenete che davvero vi riempia la vita oppure disegnatelo. Ecco ciò che ho imparato da questo tanto lieve quanto intenso romanzo, ho imparato a comporre la mia personale “mappa della felicità”. Ed è un po' quello che sembra aver appreso, anche se a fatica, il protagonista di questa storia.


Frédéric Solis, avvocato di grido e collezionista d'arte, apparentemente sembra avere tutto ciò che un uomo potrebbe desiderare, ma la strana eredità che riceve da uno sconosciuto stravolgerà completamente la sua esistenza ribaltando tutte le sue convinzioni. Un biglietto del treno, uno per una gita in barca, un ingresso ai giardini di Giverny e uno per il Musée d'Orsay insieme a una sorta di mappa lo guideranno in un viaggio fra i luoghi dei suoi amati Impressionisti, alla fine del quale troverà un tesoro ben diverso da quanto si aspettava ma tanto più prezioso.


Caroline Vermalle affronta con delicatezza i temi dell'emarginazione, della discriminazione e dell'abbandono senza diventare melodrammatica. I personaggi che ruotano attorno al protagonista, infatti, nonostante siano stati segnati da vicende difficili e dolorose, sono ancora convinti che la felicità esista e che si debba tentare tutto per trovarla. Ecco perché uno di loro tiene il corso “La caccia al tesoro”, in cui insegna ai degenti di un ospedale a comporre la propria “mappa della felicità”, un collage in cui rappresentare la vita che si vorrebbe realmente vivere. Ed è proprio per questa fiducia smisurata nel diritto di ciascuno di perseguire il proprio bene che decidono di dare un'occasione a Frédéric per cambiare la sua esistenza e capire cosa conti davvero per lui.


Inutile dire, allora, che ciò che emerge da questo romanzo è proprio l'importanza di prestare attenzione alle piccole cose e conseguentemente di saper cogliere l'attimo, di riuscire ad “apprezzare le cose belle prima che svaniscano”. Non a caso il pittore più amato dal protagonista è Claude Monet, che amava cogliere, appunto, l'istante in cui la luce poteva modificare l'impressione visiva di uno stesso paesaggio a seconda dell'ora del giorno, della stagione e delle condizioni climatiche.


Ma credo che alla fine l'autrice abbia voluto porre l'accento su un tema al di sopra di tutti, l'amore. È questo sentimento, in fondo, che riempie le mappe di ciascuno di noi, pur sotto forme e volti diversi. L'amore di un padre o di una madre verso i propri figli, l'amore per il proprio compagno o la propria compagna, l'amore nei confronti delle persone care; ma anche l'amore per le proprie passioni, qualsiasi esse siano, e poi, forse al primo posto, l'amore per la vita. Una vita che, l'autrice sembra suggerire, va vissuta senza rimpianti, appieno, e di cui va colta ogni sfumatura.


“"È come se il pittore ti dicesse: Presto, presto, guarda i colori che ci regala il cielo. Presto, presto,

cogli la bellezza e portala nel tuo cuore. Presto, presto, ama questo giorno che finirà. Presto, presto, prima che la gazza voli via.”" (cap. 59, pag. 202)

Eleonora Mammana -

A dieci anni ho deciso che da grande avrei studiato il latino e il greco, così i miei genitori mi hanno  iscritta nella prima sezione sperimentale della mia città che insegnava il latino nella scuola media come materia curricolare; a tredici ho scelto di frequentare il Liceo Classico; a ventuno ho conseguito una laurea triennale in Lettere Classiche a Vercelli, con una tesi su un papiro di Stesicoro, e a ventiquattro una laurea specialistica in Filologia e Letterature dell'Antichità a Torino, occupandomi delle testimonianze a Ibico. Adoro Euripide, Shakespeare e Emily Brontë. Mi piace leggere per la possibilità, che la lettura offre, di vivere un numero incommensurabile di vite. Amo la “bella scrittura” e il “parlare bene”, ho pertanto da sempre il difetto di correggere qualunque espressione scritta che “suoni male”. Mi lascio coinvolgere dai capolavori del cinema, i colossal in particolare, con tutta quella profusione di scenografia e costumi. Ho ereditato da mio nonno la passione per l'opera lirica, fra tutte la Turandot, e da mio padre l'amore per l'arte. Ballo da sempre, danza moderna prima, caraibica ora. Mi incuriosiscono la moda e il make-up. Impazzisco per gli animali per il loro dare amore incondizionatamente. Il mio tempo libero cerco di trascorrerlo con le persone a cui voglio bene. Non sono mai completamente soddisfatta di me stessa. Mi piace mettermi in gioco e  imparare sempre qualcosa di nuovo. Sono orgogliosa e testarda, non sopporto l'ipocrisia e la mancanza di rispetto. Alla mia mamma devo la forza di volontà che mi ha sempre permesso almeno di provare a fare ciò che desidero.

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