Il viaggio della scrittura

di Francesca Pacini


ErvasFulvio Ervas ci ha commosso tutti con il suo “Se ti abbraccio non avere paura”, che narra la storia vera di Andrea, un ragazzo autistico che il padre, Franco, decide di portare con sé attraverso un giro in moto per tutta l’America. Un’avventura emozionante che lo scrittore ha saputo narrare in modo avvincente. Qui ci spingiamo un po’ più in là,e gli chiediamo del suo rapporto con le storie e con la narrativa…

 

Lo dico subito, Fulvio Ervas è una persona speciale. E non c’è ombra di retorica o piaggeria. Quando lo contatto, per chiedergli l’intervista, lui è subito disponibile, accogliente. Rivela un’affinità incredibile con la sua stessa scrittura, così empatica, capace di rimbalzarti dentro.

Voglio saperne di più, sia sul libro che sul suo rapporto con la narrazione….


La storia di Andrea, che tu hai regalato al pubblico, è davvero toccante. Mi racconti dell’incontro con suo padre? Eravate in un bar, giusto?

Ci siamo incontrati in un bar, è vero. Però non ci conoscevamo e non ci saremmo mai incontrati se non avessimo avuto un amico in comune. Perché Franco, tornato dal suo viaggio con Andrea a settembre del 2010, aveva sentito il bisogno di comunicare la sua esperienza. Voleva che i suoi appunti viaggio diventassero una specie di diario per dire a tutti quelli che conoscevano suo figlio: vedete?, con un ragazzo autistico, se hai cuore e energia, puoi fare delle cose speciali. Voleva mostrare che un ragazzo autistico non è un “pazzerello” che agita le mani al cielo, ma uno splendido compagno di viaggio. Così ha cercato qualcuno che lo aiutasse a raccontare questa storia. Perché ci vuole coraggio ( e lui l’ha avuto) e ci vogliono parole ( e io qualcuna ce l’avevo). Ho ascoltato da Franco il racconto del viaggio per 11 mesi, e poi per un altro anno ha cercato di comporre quel romanzo che è finito tra le mani dei lettori.


Oliver Sacks scriveva: "Ogni uomo è un racconto". Come hai vissuto la responsabilità di trasformare in parole scritte quelle valanghe di emozioni?

Il mondo è pieno di storie molto belle. Il viaggio di Franco e Andrea è solo una di queste. Ma le storie, per essere conosciute, devono essere raccontate. Hanno bisogno di parole e immagini. Altrimenti rimangono solo nei ricordi, nobilissimi, di chi le ha vissute. Rendere le storie un po’ più “universali” è una delle possibilità della scrittura. Far sentire che il viaggio di Franco e Andrea contiene schegge di libertà, parla di intimità, di sfide, di cadute e risalite, di speranze e di durissima realtà, di strategie per “portare a casa una decente giornata”, è stata la mia personale responsabilità.

Con un poco di patema d’animo…

 

La tua scrittura è agilissima, sembra quasi che viaggi insieme a quei due.  Hai trovato subito la strada per questa magica simbiosi tra contenuto e stile?

Ero convinto, e in parte lo sono ancora, che uno scrittore creativo dovesse immaginare mondi, standosene alla larga dalle storie vere, e mai ripetersi in modo seriale. E’ finita che ho scritto, prima di questo, 8 romanzi di cui 5 consecutivamente gialli ( con l’ispettore Stucky, meticcio veneziano-persiano.) Quindi non solo sono piombato nella serialità, sono addirittura stato travolto da una storia vera. La vita è, come minimo, bizzarra. Trovare la giusta distanza narrativa, dentro ad una storia vera, nuova, delicata e potente allo stesso tempo, è stato un po’ impegnativo. Però con alle spalle una casa editrice specialissima, come la Marcos y marcos, la fatica non è stata sprecata. Anzi.

 

Le storie che ci entrano dentro  ci cambiano sempre un po’. A te, questo libro, questa storia, cosa hanno lasciato?

Si sono intrecciati molti percorsi: quello del genitore, dell’insegnante e anche quello dello scrittore. Questo libro ha prodotto un’irripetibile incrocio di alcuni fili della mia vita. E’, senza dubbio, un nodo. Umano, prima che intellettuale o letterario. Ogni tanto bisogna avere qualche prova che nella vita stai crescendo: ecco, aver raccontato questa storia, con rispetto, mi dice che qualche passo c’è stato.

MA SEI PIU’ FELICE O TRISTE? «Felice»

NON SEI TRISTE PER TUTTO QUELLO CHE L’AUTISMO TI IMPEDISCE DI FARE? «Mondo parallelo è autismo devo imparare da terrestri»

E TU… NON SEI UN TERRESTRE? «Terrestre imparo diventare». Se questa storia  fosse accaduta a te, e fossi stato protagonista invece che narratore?

Entrare negli abiti di un altro padre: questa è stata la difficoltà maggiore nello scrivere questo libro. Mi chiedevo sempre, nei mesi passati a scrivere la storia, come mi sarei sentito e come avrei reagito se mia figlia fosse stata autistica. Cosa implica confrontarsi con una esperienza così complessa, provare a sentirne emotivamente una parte di quello spessore. C’è chi crede che non sia mai possibile raccontare da vicino le storie degli altri. Che in fin dei conti puoi solo rubarle. Può non essere del tutto sbagliato. Però io sono convinto che è nelle possibilità umane sentire la condizione dell’altro da te, che se li lucidiamo per bene i nostri neuroni a specchio ci permettono di condividere molte situazioni che non ti toccano direttamente, ma che riconosci come possibili eventi anche per la tua esistenza. Che puoi sentire e provare vicinanza. Poi la scrivi, se necessario, con le parole che hai accumulato negli scaffali della tua esperienza.

 

Cosa è, per te, la scrittura?

Uno dei tanti talenti umani. C’è chi disegna, chi coltiva, chi ricama. Personalmente l’associo all’energia vitale: uno dei modi per dissipare certi nodi energetici che altrimenti ti bucano lo stomaco.


I libri che hai amato di più?

Da appassionato di materie scientifiche, alla cui comprensione ( anche faticosamente) dedico del tempo ( principalmente per curiosità e non solo per motivi di lavoro), avrei una lunga lista di saggi che hanno provato a rendere più elastica la mia mente. Non leggo solo per il piacere di immergermi in mondi e storie, ma soprattutto per capire. Tutti i libri che mi hanno fatto crescere sono meritevoli di grandissimo amore.

 

Scrivere, oggi.  Le nuove tecnologie che trasformano tutti in “scrittori”? tutti a scrivere, e nessuno a leggere?

Scrivere è una bellissima attività umana e può, davvero, aiutare a fare pulizia negli scantinati della mente. Che tanti scrivano non è un problema, che tutti credano che con la buona volontà si creino imperdibili romanzi è una simpatica nota di colore. Che i lettori siano una parte abbastanza ristretta del popolo italico è, certamente, un fatto triste. Cominciamo, però, dalla scuola ( o insistiamo dove già si fa): mostriamo ai nostri alunni che noi stessi leggiamo cose che ci piacciono, nei corridoi, nelle biblioteche scolastiche, nelle ore buche. In classe, magari citando qualche bel pezzo di scrittura, tra una nozione e l’altra. Proviamoci…


Un'ultima domanda: ogni scrittore ha le sue abitudini. Le tue? Stanza disordinata oppure ordinata? Fogli ovunque? Scrittura serale o mattutina?

Scrivania con un moderato tasso di entropia. Scrivo, per necessità, di pomeriggio, essendo al mattino impegnato nell’Impero della Pubblica Istruzione. Il mio sogno è di alzarmi presto, come sempre, fare colazione, dare un’occhiata al mio orto e poi mettermi a lavorare sino a mezzogiorno. E dopo: diritto all’ozio…

Francesca Pacini - giornalista, art director.

Francesca Pacini è giornalista, art director, docente. Sempre in moto, vive e lavora tra Roma e le Marche, dividendosi fra più contesti, tutti però legati alla parola e all'immagine che a volte la accompagna. Non trova mai pace: il suo motto è "lavori in corso".

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