Mancarsi, Diego De Silva
di Antonella Sgueglia
Ognuno di noi, quando si innamora, scatta una diapositiva dell'altro che mantiene fervida ogni volta che dubitiamo del nostro rapporto. Appena pensiamo che vacilli, ecco che torna quell'immagine spensierata a rievocare ciò che ci ha colpito di quella persona. Da parte nostra invece abbiamo bisogno di certezze, di sapere che il partner ci ama non per una nostra qualità bensì per caratteristiche che ci distinguono dalla massa sicché appartengono solo a noi.
Irene, la protagonista femminile del libro, ha tenuto solida la sua diapositiva fino a quando ha compreso che il suo matrimonio era terminato.
Dall'altra parte, c'è Nicola un uomo che vive un matrimonio senza dialogo né interesse reciproco. Le sensazioni, le paure, le oppressioni sono omesse invece di urlarle in faccia. Nonostante l'ami profondamente, alla morte della moglie, Nicola si riprende il suo mondo, la sua vita, il suo sorriso che aveva confinato alla sola presenza della consorte.
Gli innamorati tendono a limitare la loro esistenza intorno al partner, ritenendolo ossigeno senza cui sarebbe impossibile respirare. Non ci si spinge verso l'esterno seppur lo si mira di nascosto con il magone che strugge nel ricordo dei divertimenti abbandonati per il timore di offendere l'altro.
Il messaggio dell'autore, a quanti vivono una situazione simile, è che non occorre arrivare al divorzio o, nel peggiore dei casi, al lutto per ritrovare se stessi; la chiave è non trascurare i nostri bisogni temendo di ferire il compagno e occorre fissarlo per tutta la durata di un rapporto, per mantenerlo saldo ed evitare fratture difficili da arginare benché ci si sforzi a capire l'errore e a non ripeterlo.
Nicola, nonostante il dolore per la perdita della moglie, decide di sorridere e di riafferrare la vita che aveva abbandonato dopo le nozze. Ma perché giungere alla fine di un traguardo per ritrovare la serenità, il piacere di un'uscita con gli amici o una chiacchierata innocente senza sentirsi in colpa? Siamo capaci di mantenere stabile il dialogo pur asserendo argomenti che l'altro vorrebbe glissare con un sorriso o una battuta infelice? Riusciamo a stabilire con certezza il concetto di appagamento con una data persona o ci definiamo felici solo perché suona bene e mentiamo a noi stessi? Diego de Silva ci fa riflettere su queste ed altre domande.
Lo stile ironico permette il compiacimento immediato dei personaggi. Ci piacciono subito Irene e Nicola, così imperfetti e restii nel mostrare i loro pensieri, quelli veri, quelli celati dietro ai silenzi, alla parvenza di perfezione che tutto sta andando alla meraviglia con dentro una rabbia che morde e consuma. I due ragazzi incarnano l'arrendevolezza ad un rapporto statico che non soddisfa più e non si sentono di appartenere, a cui però restano aggrappati con le unghie. Irene è la più forte perché saprà riprendersi il cammino non appena la molla scatta, invece Nicola attende l'assenza della moglie per capire quanto tempo ha avuto a disposizione, tempo di cui ha goduto poco o nulla. Entrambi sanno cosa vogliono da una relazione e possiedono i medesimi canoni, sarebbero perfetti se solo si incontrassero e se ciò dovesse accadere, siamo sicuri che sarebbero felici insieme? La felicità è volere le stesse cose o essere se stessi con chi sa apprezzarlo? Rifletteteci.
Mancarsi, Diego De Silva, Einaudi, euro 10,00